ORMET SPA
INTERVISTA A DIEGO TOMESELLA AMMINISTRATORE DELEGATO DI ORMET SPA
E ALBERTO FRANCESCHINI, EXPORT SALES MANAGER
Buongiorno Tomesella ci può raccontare di cosa si occupa la sua azienda?
Fondata nel 1972 come officina di riparazione e manutenzione di autocarri e macchine edili, Ormet ha sempre cercato di operare in settori di nicchia in modo innovativo. Infatti, poco dopo la sua nascita è stata l’azienda che ha introdotto nel nostro territorio la gru idraulica da autocarro, che era un’attrezzatura sconosciuta, innovativa e dalle grandi potenzialità per un’economia in forte sviluppo come quella trevigiana del finire degli anni ’70 e tale è stata per oltre 20 anni.
L’esperienza maturata nel corso degli anni ’80 e ’90 che hanno rappresentato un periodo di consolidamento dell’attività storica, ha creato le basi per poter sviluppare negli ultimi 15 anni diversi filoni di attività che oggi sono identificati con dei marchi specifici, tutti afferenti alla medesima ragione sociale.
Ormet S.p.A. oggi, attraverso i marchi Jekko, Overmat e Basket&Platform progetta e distribuisce in tutto il mondo molteplici prodotti che afferiscono non solo al settore della movimentazione e del sollevamento, ovvero alla sua storia, ma si spingono anche nel settore dei processi automatici per il moderno cantiere di produzione edile.
Un’unica ragione sociale pertanto, Ormet, ma con dei marchi distinti e caratterizzati, ciascuno con un proprio staff e una rete di vendita e assistenza specifica.
Alberto, area manager della divisione Jekko , dopo un’esperienza nella divisione Lift&Handling, si occupa oggi di alcuni mercati esteri di Jekko, ovvero la divisione che progetta, costruisce e vende minigru cingolate e altri mezzi di sollevamento.
A completare il quadro delle differenti divisioni (nel complesso sono cinque) rimane sempre la divisione Service, che è stata e sarà sempre una pietra miliare per l’azienda, perché siamo convinti che solo attraverso un servizio post-vendita di qualità si possa realmente fidelizzare un cliente e sviluppare un mercato.
Ovviamente i cinque settori si differenziano non solo per il tipo di prodotto e di servizio offerto, ma anche per la clientela ed i mercati di riferimento . Ad esempio, il mercato delle minigru esporta il 95% all’estero di cui più del 50% extra UE; stesso trend per le piattaforme porta operatore. Overmat (che produce miscelatori semoventi automatici per l’edilizia) ha come riferimento il mercato UE con un’esportazione pari al 50%. La commercializzazione delle gru è un mercato prevalentemente nazionale, mentre l’assistenza ha una realtà locale.
Insomma, i nostri clienti parlano dal dialetto trevisano a quello siciliano, dall’inglese al portoghese, fino al sempre più importante cinese… alla fine cambia solo il linguaggio, ma al cliente il messaggio nella sua essenza è sempre trasmesso in modo chiaro.
Quali sono stati e quali sono gli interventi innovativi che avete apportato nel prodotto e nei processi?
Come anticipato sopra, la filosofia di Ormet è sempre stata sin dalle origini quella di cercare l’eccellenza in settori di nicchia cercando nuove sfide da affrontare con creatività ed innovazione.
Proprio nel periodo del boom edilizio dei primi anni 2000, quando il fatturato generato dalla commercializzazione della gru a gancio copriva il 80% del totale e proveniva maggiormente dalle provincie del nord est si sono sviluppati i prodotti che oggi garantiscono la vitalità dell’azienda.
L’aver pensato in quel periodo anche ad altri prodotti che potessero essere veicolati anche al d fuori del territorio locale, poteva sembrare un investimento improduttivo. Oggi questi prodotti, che sono esportati in tutti i mercati UE ed extra UE, rappresentano l’alternativa ad un mercato locale stagnante, affollato e poco redditizio. La vera innovazione presente in Ormet non è pertanto un prodotto in se stesso, ma la capacità che hanno le persone che la compongono di affrontare con intelligenza, creatività e impegno le sfide che il mercato ci pone.
Fare prodotti innovativi aiuta ad affrontare la competizione globale?
Assolutamente si. Non potendo essere competitivi in ambito internazionale in termini di costo del lavoro , l’unica alternativa per una azienda italiana è quella di puntare sull’innovazione e sulla qualità. Il prodotto Italiano ha una componente creativa che gli altri non hanno , frutto della nostra storia e della nostra cultura.
Che importanza ha avuto il contesto ambientale. Avere cioè la sede nel trevigiano?
La realtà trevigiana è fatta di molte piccole realtà, che ben si prestano a collaborare come terzisti nella realizzazione delle nostre attrezzature. Noi, infatti, abbiamo investito e sviluppato qui gli aspetti progettuali, di marketing e post vendita dei nostri prodotti. Gli aspetti produttivi sono per noi limitati al solo assemblaggio finale, pertanto utilizziamo ampiamente delle sinergie produttive che una realtà varia, competitiva e flessibile come quella trevigiana ci può offrire nella realizzazione delle componentistiche e parti a disegno.
Ci può raccontare una best practice, un intervento di particolare rilevanza che ha richiesto la vostra specifica competenza?
Qui preferisco che sia Alberto a raccontare una sua esperienza.
Me ne vengono in mente due di esperienze che ci hanno permesso di essere vincenti grazie alla nostra competenza : la prima è riferita ad una gara in Olanda dove veniva richiesta una gru per particolari tipi di intervento su una linea ferroviaria . Siccome la linea ferroviaria non poteva essere interrotta, era richiesta una macchina con particolari sensori che evitasse che, anche accidentalmente, la gru potesse toccare i cavi elettrici o invadere la corsia del treno. Avendo noi una gru dotata di un sistema elettronico preimpostabile denominato Virtual Wall o muro virtuale, abbiamo potuto fornire quest’ optional che si è rivelato fondamentale per questo tipo di lavoro. Il secondo intervento invece ha messo in evidenza come la flessibilità tipica Italiana deve essere vista come opportunità da sfruttare. In competizione con altre due aziende giapponesi, ci è richiesta una specifica macchina da far lavorare all’interno di una centrale nucleare tedesca.
Una specifica si riferiva all’ alimentazione che doveva necessariamente essere a batteria. Né i concorrenti né noi avevamo a catalogo tale macchina, ma grazie ad una nostra risposta molto reattiva ed ad una proposta seria e strutturata , siamo riusciti a sviluppare a tempo record una minigru specifica. Italia – Giappone 2 a 0 .
Quali suggerimenti potete dare alle imprese che intendono fare innovazione, intendendo per innovazione “rompere un processo precedentemente costituito, realizzare qualcosa di conosciuto, ma producendolo in modo nuovo”.
Consiglio di dimenticare lo stato dell’arte e i concetti dati per assodati. Molte volte ci diamo delle risposte scontate perché non abbiamo analizzato con sufficiente rigore ed apertura le domande che ci vengono poste.
Porto un esempio che è per noi molto significativo: con le nostre minigru Jekko, molto spesso riusciamo a svolgere un lavoro che normalmente viene realizzato da una macchina che è da 10 a 20 volte più grande, ma solo perché abbiamo cambiato il sistema di riferimento.
Infatti, anziché avere una gru molto potente (e grande) che si posiziona lontano dal carico, abbiamo una gru molto piccola, che si avvicina dove serve fare il lavoro.
Riguardare oggi a questa idea, in un contesto che cerca soluzioni a basso consumo energetico e di materie prime, ingombro ridotto in un contesto sovraffollato, mi fa osservare che è sicuramente un’idea che precorre i tempi e rappresenta in modo significativo il concetto di innovazione, se intesa come interpretazione nuova di una esigenza consolidata.
Molto spesso è la soluzione più semplice (vista con il senno di poi) che richiede maggiore creatività ed innovazione!