Nella rubrica “Il Punto” del Portale “Treviso System – on – line” sono stati pubblicati nel 2006 alcuni servizi sui principali distretti in provincia di Treviso, secondo la nozione “classica” di distretto che prevede
Nella rubrica “Il Punto” del Portale “Treviso System – on – line” sono stati pubblicati nel 2006 alcuni servizi sui principali distretti in provincia di Treviso, secondo la nozione “classica” di
distretto che prevede tra i requisiti essenziali la delimitazione del territorio geografico in cui è concentrata la maggior parte delle attività distrettuali.
Tuttavia, in un articolo di quella serie si era pure avvertito che altri distretti sono stati riconosciuti dalla legge regionale (leggi n.8/2003 e n.5/2006), i quali non godono del requisito
predetto perché sono diffusi nel territorio regionale, in quanto i confini distrettuali geografici sono stati definiti come interni all’intera area del Veneto.
Ora, in questa nuova serie di articoli della rubrica, faremo riferimento a tali distretti, ovviamente occupandoci di quelli che presentano il predominio di attività in provincia di Treviso, anche
se non esclusivamente.
Tra i nuovi distretti, come sopra definiti, uno dei primi ad essere riconosciuto dalla Regione Veneto, è stato il Metadistretto Veneto della bioedilizia (originariamente si chiamava “distretto
della bioedilizia”).
Tale aggregazione settoriale ben si distingue dal distretto classico, in quanto:
il metadistretto esprime la sua diffusione regionale e la sua diversificazione produttiva;
l’appartenenza al metadistretto non riguarda tanto un dato consolidato della produzione effettiva, quanto un impegno a produrre in un certo modo.
In altri termini, con questo metadistretto si tende a rinvigorire i legami settoriali e di innovazione presenti nel settore delle costruzioni regionali (e per lo più nelle microimprese),
indipendentemente dalla localizzazione territoriale delle unità produttive, e tali legami sono generati da un atto di adesione dei partecipanti al fine di svolgere iniziative di interesse comune a
beneficio di tutti.
In questo modo, da un lato si perde il legame con il territorio, perché la diffusione dei partecipanti non permette sinergie con una ristretta cerchia di interlocutori locali, dall’altro, però, si
limita marcatamente l’appartenenza a chi effettivamente è intenzionato a perseguire gli obiettivi comuni e quindi si possono conseguire concretamente risultati pro-capite superiori. Inoltre,
questi ultimi possono, nel lungo termine, indurre l’espansione e la diffusione dei partecipanti in maniera molto più ampia.
Osservando i dati della tabella riportata, si nota infatti l’elevatissima numerosità delle imprese del settore costruzioni sia in provincia di Treviso che soprattutto nel Veneto, mentre si
constata il numero limitato di aderenti al Patto distrettuale di sviluppo della bioedilizia (rispettivamente l’1,9% per la provincia e lo 0,5% per la regione) e pure tenendo conto che questi
aderenti appartengono anche a settori collegati al ramo delle costruzioni.
Ma, oltre al dato positivo di un elevato incremento degli aderenti medesimi tra il 2003 ed il 2006 (cioè tra primo e secondo Patto) (pari all’88,6% per la provincia di Treviso e ovviamente in
percentuale non determinabile a livello regionale per l’estensione territoriale sopravvenuta dopo il 2003), è da tener presente che:
la base aderente al Patto è limitata ad imprese a carattere artigianale e prevalentemente collegata ad alcune Associazioni artigiane;
altre imprese non aderenti usano già o si propongono di utilizzare i metodi innovativi della bioedilizia;
potenzialmente e nel lungo periodo tutte le imprese del settore potrebbero aderire al Patto o comunque prevedere progetti di sviluppo comune orientati sugli stessi obiettivi.
Infatti, i principi della bioedilizia ormai sono diffusissimi, anche se concretamente i risultati sono ancora modesti. Ormai il pericolo del deterioramento ambientale e le esigenze di risparmio
energetico hanno fatto sorgere in brevissimo tempo una forte domanda di:
nuove costruzioni eco – compatibili;
ristrutturazione di edifici esistenti anche per motivi ambientali ed energetici.
Sotto questo aspetto, le grandi e le medie imprese sono già attrezzate o si stanno adeguando rapidamente, ma le piccole e le micro – imprese trovano difficoltà non soltanto nel dotarsi delle
attrezzature necessarie alle attività innovative, ma pure nel reperire personale professionalmente preparato a queste nuove pratiche. A questo punto, se la domanda di bioedilizia proseguirà, come è
ormai assodato in un’ottica di medio – lungo termine, vi potrà essere, da un lato, un’espansione di richieste di costruzioni e di ristrutturazioni con i nuovi metodi, dall’altro, una preclusione
del mercato per tutti gli operatori che non li sapranno attuare o non li realizzeranno in maniera conveniente.
In connessione a tali scenari futuri, il metadistretto si è prefisso il duplice intento di creare un polo di riferimento sulla qualità costruttiva e, d’altro canto, di porsi al servizio del
territorio per recuperare i valori ambientali e la qualità della vita. Pertanto, la sfida futura che il distretto si è assegnata è molto importante e prioritaria; si tratterà di vedere come verrà
conseguita ed in quale misura.
Una prima fase di iniziative negli anni passati ha contribuito a sensibilizzare gli aderenti, le autorità competenti e gli operatori socio – economici del territorio verso i problemi ambientali e
le soluzioni economico-compatibili, ma si sono pure attuati interventi per il miglioramento tecnico-operativo degli addetti ai lavori.
Inoltre, proprio per diffondere i principi e le buone pratiche della qualità ambientale, architettonica e costruttiva, si sono fissate alcune “regole auree” sintetizzate in un “decalogo del
bio-costruire”.
Tali regole, pur rimanendo a livello di principio, possono essere coniugate in applicazioni “virtuose” da seguire non soltanto da parte degli aderenti al distretto, ma da chiunque abbia interesse a
contribuire alla salvaguardia dell’ambiente.
Infine, il Patto di sviluppo attualmente in via di realizzazione con il contributo finanziario della Regione Veneto prevede in sintesi:
il monitoraggio del settore e la comunicazione strategica degli obiettivi distrettuali;
il potenziamento della filiera formativa specialistica e la ricerca applicata di settore;
l’integrazione con le incentivazioni statali e con le politiche agevolative degli enti locali;
la promozione dell’accesso al credito per il settore;
la creazione di infrastrutture di studio e di servizio e l’espansione delle relazioni interregionali ed internazionali in campo ambientale e bioedilizio.
Renato Chahinian