L’attrattività del sistema economico trevigiano è stata esaminata dal punto di vista dei diversi fattori presenti nel territorio provinciale che rendono convenienti e/o opportune relazioni economiche e commerciali da parte del resto del mondo ed all’interno della stessa provincia. Tali fattori sono stati poi riassunti e meglio specificati nei confronti degli operatori economici e delle risorse umane che intendessero (stabilmente o frequentemente) entrare in rapporto (od accrescere i rapporti) con la nostra economia. Per completare l’argomento, consideriamo ora anche le risorse economico-finanziarie che potrebbero affluire in provincia di Treviso, assieme alle risorse umane, non certo per motivi di solidarietà e nemmeno, al contrario, per opportunità speculative di breve termine, bensì per conseguire un equo rendimento economico di medio – lungo termine.
Le considerazioni che seguono, come altre volte è stato sottolineato, valgono ovviamente sia per i potenziali investitori esterni sia che per gli stessi risparmiatori trevigiani che possono impiegare le proprie disponibilità per finanziare iniziative in provincia di Treviso, come in tutto il resto del mondo . Inoltre, è appena il caso di precisare che le risorse impiegate possono essere conferite sotto forma di capitale proprio o di capitale di credito.
Iniziando da questa seconda forma di conferimento, possiamo subito osservare che la maggior parte di questi flussi dipende dal sistema bancario. E’ ben vero che l’indebitamento delle nostre imprese dipende anche da altre fonti, tra cui prevale il debito di fornitura (per le dilazioni accordate dai fornitori) e quello relativo al trattamento di fine rapporto (TFR) (per gli importi accantonati per legge dalle imprese stesse ed utilizzati fino al momento della liquidazione dovuta ai dipendenti (1)), ma per il momento sono per lo più le scelte di credito a breve ed a medio – lungo termine del sistema bancario a fare la differenza accordando più o meno finanziamenti alle imprese di un certo territorio rispetto a quelle di altre aree.
Sotto questo aspetto, possiamo constatare che in provincia di Treviso gli impieghi bancari sono superiori a tutte le altre province del Veneto e che il rapporto impieghi/depositi bancari (sempre a livello provinciale) è massimo nella Marca (2,7 nel 2006), rispetto alle media regionale (2,1) ed a quella italiana (1,9). Nella graduatoria nazionale del rapporto impieghi/depositi, la provincia di Treviso è seconda, dopo soltanto quella di Brescia. Ciò significa che il sistema creditizio è disponibile ad accordare maggiori finanziamenti agli operatori della nostra provincia e fa questo anche se riceve dai risparmiatori della stessa depositi molto inferiori. Pertanto, è chiaro che le banche dirottano nella Marca trevigiana anche fondi raccolti in altre zone della regione o del nostro Paese.
Se vi è questa marcata preferenza per le imprese trevigiane, significa che queste sono affidabili. Infatti, gli ultimi dati disponibili del 2005 evidenziano che la provincia di Treviso ha presentato un tasso di sofferenza degli impieghi dell’1,8%, inferiore cioè a quello di tutte le altre province venete, della media regionale (2,5%) e di quella nazionale (3,6%). I prestatori di capitale di credito (e non soltanto le banche), quindi, possono verosimilmente accordare credito alle nostre imprese, per lo meno con maggiore facilità rispetto a quella con cui affiderebbero imprese di altri territori (2).
Anche in una prospettiva di crescita dell’economia trevigiana il capitale di credito potrebbe ugualmente affluire in provincia, in quanto le prospettive di sviluppo sono incoraggianti (come è già stato considerato in precedenti articoli e come verrà richiamato tra breve) e certamente le nuove iniziative saranno coperte parzialmente anche da nuovo capitale di rischio. Inoltre, il basso livello delle attuali sofferenze è garanzia di un modello imprenditoriale capace ed avveduto nella gestione economica e rispettoso degli impegni finanziari assunti.
Se questo è il quadro favorevole del capitale di credito attratto (o da attrarre) nella nostra provincia, diventa essenziale per il suo sviluppo pure l’attrazione del capitale proprio di rischio, la quale a sua volta permette un ulteriore incremento di quello di credito, in quanto le due grandezze devono progredire proporzionalmente per garantire un equilibrato livello di affidabilità di qualsiasi iniziativa economica.
Il finanziamento con capitale di rischio di nuovi investimenti, quindi, è legato alla redditività futura degli stessi ed alla loro convenienza rispetto ad altri investimenti alternativi. Astraendo dalle formule matematiche per il calcolo di tale convenienza, si può affermare che il livello del rendimento netto (ponderato con il relativo rischio) nel medio – lungo periodo rappresenta l’elemento discriminante per la scelta di un investimento piuttosto di un altro. In generale, oltre che l’affare specifico da finanziare, è importante valutare le prospettive economiche di sistema, che sono determinanti se si vogliono prevedere le possibilità di futuri investimenti e quindi di sviluppo di un certo territorio. Ma le prospettive di sviluppo sono anche elemento determinante per l’attrattività di risorse finanziarie, oltre che umane, e quindi valgono anche per il capitale di rischio.
Pertanto, tutte le considerazioni finali già effettuate in merito all’attrattività del sistema Treviso per gli operatori economici sono esattamente riferibili anche nei confronti dei conferenti capitale di rischio, proprio perché questi ultimi per lo più sono gli stessi imprenditori, anche se dovrebbe essere molto più diffusa la categoria dei semplici investitori che conferiscono capitale senza partecipare direttamente alla gestione. Per entrambe le categorie, comunque, le scelte di convenienza sono le stesse e quindi valgono le stesse considerazioni.
Infatti, sono stati richiamati i principali fattori di contesto e di struttura settoriale, per cui risulterebbe conveniente e promettente di sviluppo un investimento in attività in provincia di Treviso. Senza ripetere quanto già indicato, si può sintetizzare che l’economia della Marca, pur non consentendo in media tassi di produttività molto elevati (sia rispetto al fattore lavoro che al fattore capitale) per l’esposizione alla forte concorrenza dei mercati internazionali, è probabilmente più competitiva proprio perché riesce a mantenere le proprie posizioni di mercato a livello globale. Questa garanzia di competitività rispetto ad imprese di altri territori meno esposte alla concorrenza globale potrebbe in futuro risultare l’elemento vincente, nel momento in cui nel mercato interno divenisse più marcata la concorrenza estera e trovasse impreparate quelle imprese a farvi fronte. In tale situazione sarebbero proprio le imprese più competitive nei mercati esteri a posizionarsi anche su quelli interni.
Per questi motivi, nonostante la contenuta produttività e quindi la minore remunerazione del capitale investito che ne potrebbe conseguire, la maggiore competitività del nostro sistema produttivo è garanzia di minor rischio di avversità per il futuro e quindi di prospettive favorevoli all’investimento nella Marca, sia per i risparmiatori trevigiani che per quelli esterni. Ciò costituisce l’elemento determinante per l’attrazione di capitali e le possibilità di crescita per lo sviluppo di nuove iniziative sono numerose se si tiene conto della nostra configurazione settoriale e della composizione della bilancia commerciale con l’estero, come è stato accennato nel citato articolo delle considerazioni finali per gli operatori economici. Le opportunità previste, come è stato già osservato, possono derivare sia da nuovi prodotti interessati all’esportazione, sia da maggiori consumi interni, sia infine dall’entrata in nuovi settori tecnologicamente ed organizzativamente avanzati.
Anche il campo delle infrastrutture, notoriamente insufficienti per le esigenze del nostro sistema produttivo, può essere finanziato con opere pubbliche cofinanziate anche da privati con lo strumento del “project financing”. Se la fiducia nel capitale di rischio in investimenti nella nostra provincia esiste in virtù di quanto è stato appena affermato, allora anche l’impiego nelle relative infrastrutture può essere attuato dagli stessi investitori desiderosi di rafforzare la competitività (ma anche la produttività, in questo caso) delle iniziative su cui hanno creduto ed investito.
(2) Avvalora questa ipotesi pure il fatto che la graduatoria dei tassi medi d’interesse a breve termine, vede la provincia di Treviso al 17° posto in Italia, con un tasso del 6,28%. Tale percentuale, anche se più favorevole alla media nazionale (6,43 %) non può certo considerarsi ai primissimi posti come il basso tasso di sofferenza potrebbe far supporre.
Pertanto si può dedurre che l’affidabilità del sistema si manifesta anche con un onere finanziario non tra i più bassi e sebbene il credito ricevuto sia proporzionalmente superiore. Questi risultati rappresentano ulteriori elementi a dimostrazione della solidità finanziaria del sistema economico trevigiano.