Nel precedente paragrafo sono state avanzate alcune considerazioni in merito all’attrattività del sistema Treviso per gli operatori economici.
In sintesi, sono stati riassunti i principali fattori, di contesto e di struttura settoriale, caratteristici della provincia di Treviso e che possono fungere da motivo di attrattività, sia per gli operatori economici interni al fine di continuare ad operare e ad investire nella provincia, sia per quelli esterni (cioè per il resto del mondo) propensi ad entrare in contatto con la realtà trevigiana per scambi, collaborazioni o veri e propri investimenti in questa provincia. Al riguardo, ci si è soffermati soprattutto sull’apertura internazionale del sistema Treviso prendendo come base di esame la sua bilancia commerciale con l’estero e quindi mettendo in evidenza come la situazione e la composizione di quest’ultima costituisca un volano di ulteriori potenziali opportunità di affari dal momento che:
Tutto ciò induce a ritenere che gli operatori economici interni ed esterni alla provincia possono trovare in questa validi motivi per operarvi o per intrattenervi proficue relazioni con buone prospettive di sviluppo.
Gli stessi motivi di attrazione valgono più in generale per le risorse umane, intese come risorse lavorative in senso ampio, ossia come lavoratori dipendenti, autonomi o imprenditoriali. Infatti, ove esistono opportunità di affari, anche il lavoro a tutti i livelli si indirizza nella stessa direzione, proprio perché il valore aggiunto prodotto dalle opportunità va a vantaggio di tutti i partecipanti al suo conseguimento (capitale e lavoro). Pertanto anche i prestatori di lavoro, pur nella specificità delle proprie professionalità, dovrebbero tenere in maggiore considerazione i motivi di attrazione presenti in provincia di Treviso e già citati nei precedenti articoli.
Esaminando la situazione attuale, si può notare che il tasso di occupazione e quello di disoccupazione nella provincia sono già abbastanza soddisfacenti, ma la prospettiva di tante nuove opportunità può indurre (e già in parte induce) l’afflusso di persone provenienti da altre parti d’Italia e dall’estero, che ovviamente accrescono la popolazione residente e quindi esigono un numero di lavoratori più elevato per tenere invariato il tasso di occupazione e quello di disoccupazione. In altri termini, l’attrazione delle persone per lavoro già esiste, anche se le potenzialità sarebbero ben superiori e questo fatto comporta un soddisfacente grado di occupazione, accompagnato dalla presenza di una massa consistente di capitale umano che in una società della conoscenza, quale l’attuale, permette lo scambio di saperi e di esperienze necessario per creare nuova conoscenza e quindi opportunità di sviluppo.
E’ ben vero che la quota maggiore dell’immigrazione proviene da Paesi in via di sviluppo, che raramente possono contribuire ad innalzare significativamente il livello delle conoscenze e dell’innovazione del sistema produttivo, ma è anche certo che la presenza di lavoratori in mansioni semplici e generiche richieste dall’organizzazione socio – economica libera le altre risorse umane da tali incombenze e permette loro di dedicarsi più ampiamente a mansioni qualificate, in grado di soddisfare le esigenze più avanzate ed innovative dello sviluppo.
Semmai il problema deve essere concentrato proprio sulla seguente domanda: sono sufficienti per quantità e qualità le risorse umane esistenti a migliorare lo sviluppo delle attività economiche esistenti e ad approfittare di tutte le opportunità, già sommariamente descritte, che le favorevoli potenzialità dell’economia trevigiana offrono?
In realtà, proprio per la preferenza del contesto provinciale verso l’attività produttiva tradizionale, il livello medio generale di professionalità del lavoratore locale non è attualmente molto elevato per superare agevolmente le sfide future delle produzioni più avanzate, anche se bisogna tener presente che:
Ma allora il problema si riduce all’esigenza delle seguenti due azioni:
Per raggiungere il primo obiettivo, oltre che sfruttare i benefici effetti derivanti dalla seconda proposta, occorre un maggior impegno ai diversi livelli lavorativi:
D’altro canto, il secondo obiettivo richiede nuove professionalità avanzate e talenti in grado di stimolare non tanto l’avanzamento della conoscenza in generale, ma l’approfondimento di quella conoscenza più specifica ed applicativa che può meglio aiutare il sistema produttivo esistente a perseguire orizzonti più ampi.
Per questo, è possibile pure un miglioramento ed una valorizzazione delle risorse umane esistenti, ma entro certi limiti bisognerà contare anche su risorse esterne che si insedino a Treviso e che operino all’interno delle attività presenti e future.
In realtà, i motivi di attrazione per professionisti e talenti che provengono dall’esterno ci sono tutti e sono sempre i fattori di contesto e settoriali già richiamati nei precedenti paragrafi, che prospettano per l’economia trevigiana ampi motivi di sviluppo e di nuove opportunità.